Carne Angus e Kobe: le bistecche non sono tutte uguali

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Sia che si voglia allestire una buona cenetta a casa propria per una sera con un po’ di amici, sia soprattutto che si decida di uscire tutti insieme a cena, ormai si pretende legittimamente di mangiare il meglio che la cucina ha da proporre: e nel campo della carne, le differenze di qualità possono essere enormi. Disgraziatamente, nondimeno, non sempre è facile scovare i tagli e le varietà migliori dai macellai, o persino nei locali; se chiedete al ristorante “carne Angus”, Milano è di sicuro fornita di posti dove trovarla, ma l’hinterland potrebbe non averne. Similmente, è più probabile che troviate della carne Kobe in un ristorante di Roma che in una osteria della campagna circostante: le carni pregiate, soprattutto di provenienza estera (ma anche la nostra ottima “fiorentina”, difficile da reperire) sono ancora un prodotto di lusso e di nicchia, la cui diffusione è sicuramente incostante.

Ma che cos’è a rendere tanto diversa e così particolare una bistecca della carne che definiamo “pregiata” da un buon taglio di una carne forse più comune, non blasonata e priva di nomi famosi e altisonanti? Non pensiamo che sia una semplice decisione, un po’ snob, di distinguersi dalla massa; la selezione delle carni ha basi molto concrete e solide, che vanno a fondarsi sull’effettiva conformazione dell’animale e sulle sue caratteristiche genetiche uniche, oltre alle particolari tecniche d’allevamento. È infatti da una combinazione di questi due fattori – l’uno intrinseco alla razza di animale che viene allevata, e l’altro derivante dalle scelte qualificate che l’allevatore fa con le proprie mandrie – che sorgono le tipicità straordinarie di carne che possiamo gustare, con tutte quelle sfumature di gusto e consistenza che ne hanno fatto la reputazione e che giustificano il loro costo e la preferenza che i loro appassionati riservano loro.

Pensiamo appunto alla carne che da qualche anno va per la maggiore nei circoli degli appassionati del manzo, la famosa “carne Angus” che nominavamo poche righe più sopra; le sue tipicità sono profonde, e vanno trovate a livello genetico. In realtà a differenziare la razza Angus, da cui prende il nome la carne stessa, è la presenza di un gene che produce grandi quantità di miostatina, una proteina che regola la crescita dei muscoli dell’animale. Nello specifico, la carne Angus è quindi caratterizzata da un alto contenuto di grassi (che la rende saporita) diffusi finemente su tutta la massa muscolare, con un singolare effetto detto di “marezzatura” dagli esperti (il che la rende favolosamente tenera).

C’è poi un’altra carne, che abbiamo nominato all’inizio di questo testo, con caratteristiche simili, e anzi, secondo alcuni, persino superiori: si tratta della carne Kobe, che viene prodotta a partire da bestie di una speciale varietà della razza Wagyu. La carne Kobe ha origine in Giappone, dove le sue peculiarità genetiche (simili a quelle appena descritte per la razza Angus, ma ancora più marcate, poiché il livello di grassi è intorno al 30% mentre nelle migliori carni dell’USDA se ne trova al massimo l’8%), responsabili della sua straordinaria tenerezza, sono state storicamente affiancate da peculiari tecniche di allevamento, come l’alimentazione arricchita con birra e l’irrorazione dell’animale con liquore di riso, fatto poi penetrare nelle carni tramite il massaggio dei quarti dell’animale da parte dell’allevatore stesso..