L’uso della fibra ottica nei laser di nuova concezione
Non esiste tecnologia o aspetto della scienza che non possa essere innovato, migliorato, approfondito. Gli esempi di questo principio importantissimo sono tutti intorno a noi; uno fra questi è sicuramente rappresentato dalle tecnologie laser, che dopo decenni di esistenza e utilizzo ormai diffuso a tutti i livelli industriali, con ottimi risultati, hanno subito un significativo scossone ad opera di quella novità rappresentata dai laser a fibra. E tutto questo nonostante, come dicevamo, non ci fossero palesi difetti o mancanze nell’operatività dei laser di vecchia concezione, ma perché la nuova scoperta ha dimostrato dei vantaggi così evidenti e desiderabili da conquistare a ritmo rapidissimo intere fette del mercato.
La fibra ottica che caratterizza questi laser è tipicamente utilizzata nell’industria delle telecomunicazioni; nello specifico, ci riferiamo al “giunto in fibra”, che viene sfruttato proprio per ovviare ad un problema tradizionale dei macchinari laser: quello del disallineamento. Nei modelli di vecchia concezione, infatti, la fibra attiva, i combinatori, e i diodi di pompa sono parti separate, ed è soltanto durante l’assemblaggio che vengono allineate e fissate su un supporto. Purtroppo un laser però opera a temperature tali da rendere la deformazione termica una realtà molto concreta, e quando questa va ad alterare la perfetta linearità della base, l’allineamento viene compromesso e con esso la perfetta funzionalità del laser. Il giunto in fibra ovvia a tutto questo collegando insieme le parti citate e rendendole solidali fin dall’inizio, evitando il problema della perdita d’allineamento.
I risultati pratici sono di due tipi, ed entrambi concorrono a rendere il laser a fibra migliore, e più performante, dei suoi predecessori. Come prima cosa, infatti, la manutenzione richiesta dallo strumento, già storicamente bassa nel campo del laser, diventa pressoché inesistente; dall’altro si raggiunge un’efficienza di conversione ottica di ordine superiore, attorno al trenta per cento, anche con l’impiego di basse potenze di poche centinaia di watt.