Da quando è nata la fotografia non ha fatto altro che creare la possibilità, in maniera semplice, di ricordare ciò che desideriamo, in ogni momento.
Oltre ad essere un’arte ed un mezzo di comunicazione potente la fotografia ha permesso all’uomo di fare ciò che da sempre desidera: creare un ricordo di sé, lasciare la sua traccia, schivare l’oblio.
Pavese, nei suoi Dialoghi con Leucò scrisse qualcosa che, in qualche modo, può far comprendere meglio quanto sto affermando: ‘’l’uomo mortale, Leucò, non ha che questo di immortale: il ricordo che porta e il ricordo che lascia’’.
Nonostante la fotografia non sia l’unico mezzo per rendersi immortali è sicuramente quello visivamente più potente se ci riferiamo alla quotidianità e alla vita di tutti i giorni i cui protagonisti non sempre sono artisti, scrittori, attori.
Il film Heimat
Il regista Edgar Reitz in questo famoso film non ha fatto altro che dimostrare che le fotografie sono la storia delle nostre radici e che sono esse a definire il nostro modo di stare al mondo, definendo i confini di ciò che ci caratterizza.
Il film, che in realtà è una saga, narra di una famiglia tedesca nel corso del novecento ma la novità risiede nella scelta del regista di riassumere gli episodi precedenti attraverso la fotografia: ogni volta che viene aperto un nuovo capitolo, dunque, compaiono le fotografie dei personaggi fino ad allora rappresentati e una voce narra i fatti accaduti regalando allo spettatore immagini di istantanee ingiallite e di vecchi album che tanto piacciono e appassionano, facendo vivere delle emozioni quanto mai reali.
Ecco che dunque, prima della nostra sepoltura, potrebbe risultare importante per gli altri lasciare un ricordo, delle foto che ci rappresentino nei nostri momenti più semplici.
Il film Smoke
Si tratta di un celebre film in cui il protagonista, Auggie, tutte le mattine alle otto fotografa l’angolo tra la Terza e la Settima strada, sempre dalla stessa posizione o quasi.
Ad un certo punto un cliente, sfogliando la raccolta contenente quasi quattromila fotografie gli rimprovera l’invariabilità delle stesse, rimprovero che non viene percepito come tale dal protagonista che invece spiega che in realtà le foto pur essendo tutte uguali sono in realtà diverse le une dalle altre perché vi sono dei giorni di sole, altri di pioggia, altre volte c’è solo buio, a volte i passanti indossano l’impermeabile e altre volte le magliette con le maniche corte.
Qui il protagonista ci dimostra il modo che l’uomo ha di intrattenere col mondo, come uno strumento in grado di arrestare un momento e di conseguenza il tempo.