Come progettare un impianto idraulico
Ogni edificio, per poter garantire il necessario comfort, deve possedere un impianto idraulico che funzioni correttamente. Progettarne uno è un’attività impegnativa che va effettuata da professionisti che godono di una grande competenza. Per questo ci siamo affidati ai tecnici del pronto intervento idraulico a Roma per scrivere il contenuto che trovi di seguito.
Progettazione impianto idraulico: cosa dice la legge?
Dal 2008, per assicurare il più alto livello di tutela e garanzia relativamente agli impianti realizzati all’interno di edifici, è stato emanato il Decreto n. 37 da parte del Ministero dello sviluppo economico, il quale impone, prima di procedere alle operazioni, la stesura di un progetto per l’installazione, l’ampliamento o la trasformazione dell’allestimento idraulico (così come elettrico o termico).
Il progetto può essere stilato solo da un architetto o da professionisti del settore regolarmente iscritti all’Albo di competenza. L’impianto dovrà, inoltre, rispettare le normative imposte dal legislatore, tra cui la presentazione della planimetria, della relazione riguardante il genere di lavoro che si vuole realizzare e la descrizione delle caratteristiche dei materiali.
Il tutto al fine di ottenere la Dichiarazione di Conformità dell’impianto, necessaria per poter iniziare i lavori.
Come si progetta un impianto idraulico?
Innanzitutto va scelto l’impianto idraulico giusto a seconda che si tratti di una stanza, un appartamento o un intero stabile. Altre caratteristiche fondamentali da tenere in considerazione sono la sicurezza, il risparmio energetico prodotto ed il rispetto dei criteri sanciti dalla legge.
Un impianto idraulico comincia dall’elaborazione del suo gruppo di reti, di apparecchiature utili a distribuire acqua calda e fredda ed ai componenti specifici. Deve essere necessariamente dotato di un impianto di approvvigionamento dell’acqua, con un allaccio alla rete pubblica collegata all’acquedotto.
Ancora, ha l’obbligo di disporre di un sistema per lo smaltimento delle acque “nere” (ossia quelle che derivano dagli scarichi dei sanitari) e di quelle “bianche” (che, invece, hanno natura industriale o riguardano la raccolta della pioggia). A questi va aggiunto un contatore per la fornitura dell’acqua potabile, il quale determina la quantità utilizzata dall’utenza, attraverso l’unità di misura del metro cubo.
Quali materiali vengono utilizzati per realizzare l’impianto?
Le tubature sono realizzate in materiali diversi secondo il punto preciso del tratto in cui saranno collocate.
- Il polietilene viene utilizzato per quelle che servono alla distribuzione dell’acqua proveniente dalla rete.
- La ghisa (per lo più sferoidale) è, invece, usata per le tubazioni interrate, ovvero quelle poste all’esterno degli edifici.
- L’acciaio nero, saldato, catramato e filettato, è ideale per tubature dal diametro molto ampio.
- Il rame serve principalmente per i tubi da stringere o che necessitano una saldatura, spesso in quelle parti dell’impianto che devono essere raccordate.
Tutte le tubature, poi, vengono ricoperte con materiali isolanti (solitamente il neoprene), per proteggerle dalla corrosione, dalla dispersione di calore allo scorrere dell’acqua calda e dalla condensazione esterna a causa di quella fredda.
Gli schemi di distribuzione dell’impianto idraulico: quali adottare
Lo schema di distribuzione riguarda il collegamento dall’acquedotto pubblico allo stabile o all’appartamento. La scelta su quale realizzare non è fissa e varia a seconda dei riscontri ottenuti a seguito del sopralluogo effettuato da un architetto competente o da un tecnico altamente qualificato. Esistono tre modelli principali:
- Lo schema ad “anello orizzontale“, è il più costoso ma anche quello che presenta la migliore omogeneità possibile per le tubazioni. Un guasto ad una parte dell’impianto, poi, non compromette il funzionamento del resto;
- Il modello a “ramificazione“, è quello più economico ed anche il più semplice da realizzare. Tuttavia, i sovraccarichi possono creare una disomogeneità all’interno dei tubi di distribuzione, causandone un guasto. In questo caso, un mal funzionamento in una zona dell’impianto crea il blocco dello stesso nella sua totalità;
- Lo schema a “gabbia” è, invece, il più complesso. Garantisce una enorme resistenza delle tubature al sovraccarico e, grazie alle sue valvole di intercettazione, è possibile effettuare opere di manutenzione e sostituzione in qualsiasi punto dell’impianto senza comprometterne il meccanismo.